Sono molte le linee del bus che, dal centro di Varsavia, portano in pochi minuti alla Città Vecchia, Stare Miasto in polacco.
Man mano che ci si avvicina all’ingresso l’architettura cambia, così come i colori e l’atmosfera; carrozze trainate da cavalli sferragliano per le strade e localini fioriti, dall’aspetto classico e tradizionale, bordano la via principale.
Mi piace pensare alla Città Vecchia come ad un’affascinante fenice, risorta dalle sue ceneri dopo essere stata completamente rasa al suolo dai bombardamenti e dalla distruzione della II Guerra Mondiale.
La successiva ricostruzione fu così precisa e accurata da permetterle di aggiudicarsi il titolo di Patrimonio dell’Umanità Unesco come “unicum nella storia del restauro applicato su scala urbana”.
Vi si accede attraversando un barbacane in mattoni rossi, eretto tra il XIV e il XVI secolo a protezione della Città.
È bello passeggiare lungo le mura…zigzagando tra i venditori di souvenir che ormai l’hanno colonizzato.
Proseguendo, la prima in cui ci si imbatte è la Piazza del Mercato della Città Vecchia, forse la più celebre, quella che fino al XVIII secolo era veramente il cuore della capitale in cui si svolgevano eventi importanti, giochi, spettacoli ed esecuzioni.
Al centro, entro una cornice di edifici dagli stili più svariati – gotico, barocco, manieristico, neoclassico – decorati di fitti dettagli, campeggia la famosa sirenetta di Varsavia risalente al 1855.
Attorno un gruppetto di bambini si diverte schizzando l’acqua, alcuni turisti passeggiano, altri mangiano un boccone ai tanti ristorantini sorti lì accanto…
Ad accoglierci, poi, nella Piazza del Castello è l’imponente colonna di 22 metri sulla cima della quale troneggia la statua di bronzo di re Sigismondo III Vasa, il primo monumento laico di Varsavia.
Il sovrano regge una croce ed una spada e leggenda vuole che, quando quest’ultima gli cadrà dalle mani, la città andrà incontro a grandi sventure…evento effettivamente già verificatosi durante l’insurrezione del 1944.
A pochi passi ecco infine il Castello Reale, opera su cui furono proprio due architetti italiani a metterci lo zampino.
Le tinte di quest’ampia piazza mettono allegria, nell’aria il suono melodico di uno strano strumento esotico, strimpellato da un artista di strada e, qua e là, bolle di sapone svolazzano leggere dando un tocco quasi di magia ad una zona di Varsavia che già di per sé pare uscita da una fiaba.
Gironzoliamo tra le viuzze della Città Vecchia; sono tante le chicche, gli scorci pittoreschi che si incontrano per caso, svoltando un angolo od oltrepassando un arco.
Ci divertiamo a curiosare nelle chiese: alcune semplici, bianche e lineari, altre decisamente opulente, ricchissime così come nel tipico stile barocco.
Non è possibile trovare un filo conduttore ma tutto sembra avere il suo perchè…anche i tanti richiami alla guerra che tra foto, lettere, testimonianze e cartelloni, installati un po’ ovunque per la città , rievocano un’epoca, sì drammatica, ma certamente da non dimenticare della storia di Varsavia.