Tour dello Sri Lanka: gli elefanti di Pinnawala

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Nonostante un po’ di sconforto notturno, causa febbre alta, la sveglia suona presto in quel di Kandy.
Mai e poi mai mi sarei persa questa quinta giornata di tour, nonostante i kilometri da macinare e i tornanti da affrontare per salire la montagna.
Il motivo è semplice e si chiama Pinnawala, celebre cittadina singalese in quanto dimora di più di 70 pachidermi, “ospiti” di quello che viene chiamato l’Orfanotrofio degli elefanti.
Fondato dal governo nel 1975, con lo scopo di prendersi cura di cinque cuccioli rimasti senza genitori, è ad oggi il centro di elefanti in cattività più grande del mondo.

Trascorriamo la mattinata incantati di fronte a questi enormi bestioni che, accompagnati dagli addetti del parco, sguazzano placidi nel fiume Ma Oya, pochi passi (da pachiderma) dalla loro residenza ufficiale. La corrente è fortissimo ma la loro mole fa sì che nemmeno se ne accorgano.
C’è molta gente intorno, turisti armati di fotocamera (noi compresi) e famiglie con bambini (in Sri Lanka è giorno di festa e uffici e scuole sono chiusi) ma loro, incuranti, schizzano, si immergono, passeggiano e si lasciano strofinare vigorosamente dagli addetti, come dei grossi cuccioloni.

Assistiamo anche al momento della pappa dei “piccoli” elefantini che, ciucciando da grossi biberon, ingurgitano circa 25 litri di latte al giorno.

Gli elefanti ci affascinano, così grandi e allo stesso tempo così placidi e, solitamente, innocui; ci tornano alle mente i grossi pachidermi visti durante il nostro safari in Kenya e ci accorgiamo di quanto, in fondo, la due situazioni siano drasticamente differenti.
A Pinnawala alcuni elefanti si trascinavano dietro catene, altri vengono periodicamente pungolati affinché rimangano tranquilli e seguano le indicazioni; alcuni, nel parco, sono legati, esposti come merce di fronte ai turisti curiosi e i piccolini, affamatissimi, per poco più di 200 rupie possono essere nutriti da chiunque, come bambolotti inanimati.
Questo è quello che vediamo e ci rendiamo conto che, nonostante gli originari intenti fossero di certo lodevoli, ad oggi l’Orfanotrofio assomiglia più a uno zoo, fondato sulla solita brama di guadagno di chi invece dovrebbe prendersi cura di loro…ma in fondo si sa, tutto il mondo è paese!

Per concludere la giornata visitiamo una sartoria locale in cui ci viene illustrata la sublime arte del batik; un mestiere di estrema cura e precisione che, utilizzando semplicemente della cera colorata, porta alla realizzazione di veri e propri capolavori. Le artiste (perché così le voglio definire) sono tutte donne che, da mane a sera, sul retro della boutique, disegnano, tingono, ricamano creando opere che nulla hanno da invidiare ai grandi quadri d’autore.

Federica, 30 anni, made in Friuli. Laureata in Scienze e Tecniche del Turismo Culturale. Travel addicted per nascita e travel blogger di mestiere, sono alla continua ricerca di nuove esperienze ed avventure da condividere.

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