2 giorni a Carrara e dintorni, aspettando il White Carrara Downtown

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Meno di 48 ore a disposizione e un territorio tutto da scoprire: la mia esperienza – breve ma intensa –  a Carrara e dintorni, fra cultura, enogastronomia e piccoli borghi graziosissimi.
Due giorni per vivere la città del marmo a 360 gradi, aspettando il White Carrara Downtown.

2 giorni a Carrara e dintorni, aspettando il White Carrara Downtown

Carrara

Sin dai primi istanti dal mio arrivo a Carrara, percepisco subito quell’atmosfera accogliente e familiare, tranquilla e rilassata, che fa di questa provincia toscana – a metà strada fra mare e montagna – una località a misura d’uomo, dove poter vivere una piacevole esperienza di turismo slow in una cittadina che supera appena i sessanta mila abitanti.
È la mia prima volta da queste parti, dove mi trovo grazie all’invito di IMM Spa: l’obiettivo? Un’infarinata generale sugli aspetti culturali, l’enogostranomia e le ricchezze di questo particolare territorio, nell’attesa del White Carrara Downtown, l’interessante manifestazione che a suon di eventi e intrattenimento animerà la città del marmo dall’1 al 9 giugno 2019.

Fin da subito, capisco che il filo conduttore del mio viaggio, il leitmotiv, ciò che caratterizzerà l’intero percorso, è proprio il carbonato di calcio, meglio noto come marmo.
Perchè a Carrara esso non è solo una ricchezza economica quanto piuttosto una filosofia di vita, una forma mentis, il punto di partenza da cui tutto si è poi sviluppato, sin dai tempi dei Romani.

Visitare le cave che cingono le province di Massa e Carrara è un’esperienza suggestiva e affascinante, qualcosa di inaspettato, che vivo con la curiosità di chi un posto così non l’ha visto mai.
Raggiungo la vetta del Monte Gioia traballando su di una jeep 4×4, l’unico mezzo in grado di farsi largo fra salite ciottolose e impervie, gole rocciose e ripidi versanti. C’è una luce brillante e intensa tutt’intorno, lì dove la montagna viene affettata di giorno in giorno, come una torta di compleanno, per estrarne il particolare oro bianco.
Mi affaccio dal parapetto, ammirando quella sorta di enorme cantiere a cielo aperto e rimango stupita dall’aspetto quasi lunare che il paesaggio assume grazie alle fattezze e al colore del marmo, in netto contrasto con la vegetazione boschiva circostante.

Ma c’è un motivo in più che mi ha spinta fin quassù perchè qui, custodito tra roccia e cielo, scopro un capolavoro unico nel suo genere, un’opera d’arte inaugurata nella primavera del 2017 e che ancora in pochi hanno avuto l’opporunità di vedere.
Nitido sulla parete bianca del monte, in tutta la sua bellezza, si staglia infatti il coloratissimo murales dello street artist brasiliano Eduardo Kobra, famoso in tutto il mondo.
Il marmo si fa tela e a prendere vita su di esso è il volto di un David, quel David, il celebre personaggio di Michelangelo Buonarroti che, proprio dal marmo di queste cave, ha ricavato l’idea più pura di bellezza.
Ma non è solo un omaggio quanto piuttosto un messaggio: è “David che guarda la luna”, che torna a casa, che si tinge di pigmenti accesi riconfermandosi come simbolo indiscusso di perfezione creativa.

Ma il luogo in cui comprendo a fondo lo spirito che avvolge l’idea del marmo, a Carrara, è probabilmente il laboratorio di Michele Monfroni, un artista, un talento, che si destreggia con lo scalpello fin dalla tenera età.
Le sue opere candide affollano lo spazio dell’atelier, rifrangendo la luce e rendendo l’ambiente particolarmente luminoso.
A Michele brillano gli occhi quando parla delle sue creazioni, di quel materiale che gli dà tanta soddisfazione, che lui percepisce, sente, assorbe e a cui si approccia come a una creatura da trattare con amore e cura.
Dalle sue parole traspare tutto il suo estro creativo:  non solo la bravura tecnica che rende di successo uno scultore ma anche la passione e l’idea, che fanno di un pezzo di marmo una vera e propria opera d’arte in grado di suscitare emozioni.

Non solo marmo però, perchè a rendere completo e appagante un viaggio nel territorio della provincia di Carrara è anche quella realtà fatta di piccoli borghi e paesini, dove a vincere è l’autenticità della vita quotidiana.

Incastonata fra le cime delle Alpi Apuane e circondata da una suggestiva cornice di cave marmifere, Colonnata mi accoglie in una giornata forse poco primaverile ma di certo non sufficientemente grigia da impedire a questo incantato centro toscano di brillare di luce propria.
Le sue stradine strette profumano di tradizione e famiglia, non c’è confusione intorno e, passeggiando fra archi di pietra e vicoli color pastello, sento sgattaiolare fuori dagli antichi laboratori del lardo quel tipico aroma intenso di spezie e rosmarino, capace di mettere subito l’acquolina in bocca.

Un posto in cui il tempo sembra essersi fermato un po’, dove la rete internet non corre così veloce e in cui decido di rallentare anche io, nella rustica sala del risotrante “Da Matti”, per una degustazione delle migliori specialità culinarie.
Formaggi e salumi locali, il sanguinaccio – che non avevo mai provato prima – del buon vino rosso e ovviamente lui, il lardo, il principe di Colonnata che – ormai con poca sorpresa – scopro essere anche lui figlio del marmo, entro il quale stagiona e matura insaporendosi alla perfezione.

Per concludere in bellezza il tour, suggerisco una visita all‘Accademia di Belle Arti di Carrara, magari di sera, in un orario inconsueto, per un tuffo a capofitto nell’arte, della scultura ma non solo.
Un viaggio al calar della notte tra sale sontuose, dipinti e opere celeberrime che arricchiscono di valore e fascino una delle università più prestigiose d’Italia.

Federica, 30 anni, made in Friuli. Laureata in Scienze e Tecniche del Turismo Culturale. Travel addicted per nascita e travel blogger di mestiere, sono alla continua ricerca di nuove esperienze ed avventure da condividere.

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