In crociera sull’Australis nella Terra del Fuoco: un viaggio verso la “Fine del Mondo”

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Un’esperienza da almeno una volta nella vita, un’avventura unica, un viaggio emozionante: la mia crociera sull’Australis, alla scoperta della Patagonia da una prospettiva diversa, solcando i mari gelidi della Terra del Fuoco da Punta Arenas (Cile) sino ad Ushuaia (Argentina), la Fin del Mundo.

In crociera sull’Australis nella Terra del Fuoco: un viaggio verso la “Fine del Mondo”

Crociera sull'Australis

100 cabine, una capienza massima di 210 passeggeri e un nome che riflette l’inclemenza tipica del clima della Terra del Fuoco: è la Ventus Australis, la nave che mi ha ospitata per 4 giorni, in quello che definirei senza dubbio come uno dei viaggi più intensi e totalizzanti della mia vita.

Itinerario e vita a bordo dell’Australis

Si parte dalla fredda Punta Arenas, capitale della regione di Magellano e dell’Antartide Cilena.
Ci si imbarca nel tardo pomeriggio, lasciandosi lentamente alle spalle ogni traccia di civiltà, di centro abitato, salpando lungo lo stretto di Magellano e le sue acque gelide.

Le giornate sull’Australis cominciano molto presto.
Non servono trilli di sveglie però, perché ci pensano le prime luci del mattino a darmi il buongiorno nella maniera più dolce e romantica che ci sia.
L’alba entra sinuosa dall’ampia vetrata della mia cabina doppia mentre la nave, cullata dal mare, dondola dolcemente avanzando di miglio in miglio.
Morbide pennellate color pastello dipingono il cielo di toni caldi e avvolgenti che, a loro volta, tingono di rosa la superficie del mare, leggermente increspata dalle onde.
GIORNO 1: Ainsworth Bay e Isolotto Tuckers
Dopo una notte intera di navigazione raggiungo la Ainsworth Bay, all’interno del Parco Nazionale Alberto De Agostini: è questo il mio primo approdo nella Terra del Fuoco.
Per sbarcare, ci si muove per mezzo di motoscafi scuri che sfrecciano veloci a pelo d’acqua: sono loro i taxi della Tierra del Fuego, l’unico modo per raggiungere la terraferma una volta saliti in nave.
Fa molto freddo, il mio respiro condensa e il Ghiacciaio Marinelli, in lontananza, mi dà il benvenuto in uno dei luoghi più remoti in cui io abbia mai messo piede sino ad ora.
Non c’è nulla qui, solo rocce, cascate e una fitta distesa di foresta sub-polare dove a vivere sono soltanto volpi grigie, castori e numerose specie di uccelli.

Ma l’emozione più forte della giornata la vivo sulle sponde dell’Isolotto Tuckers, la seconda tappa dell’itinerario.
Ci avviciniamo con gli Zodiak, mormorando e già in lontananza intravediamo i primi pinguini che, indisturbati, non sembrano curarsi della nostra presenza.
Non è possibile scendere lì, tanto delicato e prezioso è l’ecosistema in cui vivono ma per noi è sufficiente così, prossimi a quelle buffe creaturine più di quanto mai avrei potuto immaginare.
Li vedo muoversi con quel loro andamento dondolante, con quegli occhietti vispi mentre loro, riuniti in gruppo, ci osservano incuriositi.

La vita durante la crociera sull’Australis profuma di cioccolata calda e biscotti appena sfornati.
Il tempo scorre lento, ciondolando, in attesa dell’escursione successiva.
Ogni stanza è come un nido, in cui ci si rifugia fra il tepore di un piumone e quello di un divano mentre fuori nevica e la nebbia offusca la vista all’orizzonte.

Non si parla molto, si tende a sussurrare, in un tacito accordo volto a non infrangere quel magico silenzio che avvolge le sale comuni, che ovatta i ponti, rendendo l’atmosfera quasi surreale.
La linea non esiste, si vive offline; stranamente scollegati ma finalmente connessi, con la natura ed il mondo, con la mente e le emozioni, proprie, personali e di chi ci sta a fianco.
È qui che riscopro il fascino del viaggio, per mare e fra i pensieri, come un salto in quel passato di esploratori e marinai che, oggi, sento forse più vicini che mai.

GIORNO 2: il Ghiacciaio Pia e l’Avenida De Los Glaciares
Avete presente il rumore che fa un enorme pezzo di ghiacciaio quando, sgretolandosi, precipita nel vuoto finendo direttamente in acqua?!
Si tratta di un suono sordo, inatteso ed inconfondibile.
Un qualcosa di improvviso, imprevedibile, preceduto da una sorta di boato che fa schizzare il cuore in gola ammutolendo chiunque si trovi nei paraggi.
Così succede quando, durante il mio secondo giorno in crociera sull’Australis, sbarco alle pendici del Ghiacciaio Pia.

Crociera sull'AustralisNeanche il tempo di prendere coscienza di una tale enormità che un grosso polverone bianco avvolge un’intera porzione di parete ghiacciata che, sotto il peso dell’imponente massa, precipita giù lasciando tutti a bocca aperta.
Camminiamo fino al punto più alto dell’isola, in un impegnativo percorso in salita fra fango e rocce ma è da lì che si gode della vista migliore, del panorama più indimenticabile, su Pia, sul mare grigio della Patagonia e sulla nostra nave che, ormai lontana, aspetta pazientemente il nostro ritorno.

È la prima volta per me davanti a un ghiacciaio ma quello è solo il principio di una serie, il preludio di una lunga navigazione attraverso l’Avenida De Los Glaciares. Durante il percorso, ammiriamo dal ponte della Ventus Australis quei bestioni di ghiaccio che si susseguono uno dopo l’altro: il Ghiacciaio Spagna, Germania, Italia, Francia e Olanda, dalle nazionalità dei primi esploratori europei.
Nel frattempo, un aperitivo a tema viene servito nel salone della nave, tanto per rendere il tutto ancora più piacevole.

GIORNO 3: Capo Horn
Impossibile non accorgersi dell’avvicinamento all’arcipelago di Capo Horn già nella notte, quando nel sonno vengo svegliata dalle onde forti che fanno ballare l’Australis.
Dalla finestra vedo spumeggiare il mare nell’oscurità, violento e grosso, autoritario e padrone indiscusso di questa regione così remota di mondo.
L’appuntamento con i motoscafi, per la discesa sull’isola, è alle 7 della mattina, poco dopo il sorgere del sole.
Tutti muniti ed equipaggiati, con l’onnipresente giubbotto di salvataggio, ci prepariamo a raggiungere LA meta, quella che tutti aspettavamo dall’inizio del viaggio, il punto più a Sud dei 5 continenti.

Soltanto poche centinaia di miglia nautiche separano quest’ultima porzione di terre emerse dall’Antartide e il clima è tutt’altro che amico qui.
L’aria è gelida, pungente.
Il vento colpisce il viso senza pietà e alcune raffiche paiono quasi degli schiaffi.
Le labbra si irrigidiscono, la pelle tira e coprirsi la bocca per respirare sembra essere l’unico modo di scaldarsi.
Prima piove, poi all’improvviso nevica e la visibilità a volte è talmente scarsa da rendere l’intero paesaggio circostante completamente appannato.

La scalata sino alla vetta è dura ma stringo i denti e cerco di non pensare alle temperature rigide che mi stanno facendo intorpidire le punte delle dita.
Passo dopo passo, dopo aver superato il faro, sento salire l’adrenalina, un’energia particolarmente forte e intensa che sembra diffondersi direttamente dalla terra e da quel cielo drammaticamente bianco che accompagna il mio cammino.
Ma alla fine eccolo lì, il monumento dell’albatros, il simbolo dell’isola che veglia sulle anime dei marinai: è lui il mio traguardo, che raggiungo accompagnata dal vento che, ululando, fa da colonna sonora ad un momento della mia vita da viaggiatrice che difficilmente dimenticherò.

 29.09.2018 – Cabo De Hornos – 7:45 a.m: ho conquistato la Fine Del Mondo.

GIORNO 4: Ushuaia
È mattina e nevica, quando sento la nave attraccare.
Scosto le tende e vedo l’Argentina: eccomi arrivata ad Ushuaia!
Formalmente conosciuta come La Fin del Mundo – sebbene solo se considerata come “la città con un certo numero di abitanti più meridionale del mondo” – è lei la conclusione della mia crociera sull’Australis.
Provo una strana sensazione nel vedere nuovamente case e strade, auto e quelle facciate colorate che a tratti mi ricordano i Paesi del Nord Europa.
Mentre ritiro il mio passaporto, timbrato nella notte dai funzionari argentini saliti a bordo, cerco di assaporare al massimo i miei ultimi minuti, gli attimi definitivi di un viaggio epico di quelli che formano, fanno crescere, che per sempre rimangono scolpiti nel cuore.

Federica, 30 anni, made in Friuli. Laureata in Scienze e Tecniche del Turismo Culturale. Travel addicted per nascita e travel blogger di mestiere, sono alla continua ricerca di nuove esperienze ed avventure da condividere.

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