Mal d’Africa: Diani Beach e…

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Una vacanza sognata da tempo. Una meta affascinante ed intrigante.
L’adrenalina della partenza, le aspettative del viaggio, il lungo volo e poi…finalmente Mombasa: siamo arrivati in Kenya!

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Il grande aereo targato Blu Panorama scarica in aeroporto centinaia di passeggeri, una folla di adulti e bambini per la maggior parte diretti a Watamu, a nord.
Noi, con meta finale Diani Beach, esattamente in posizione opposta, ci sentiamo un po’ contro corrente ma, ormai, dopo tanti viaggi, ci abbiamo fatto l’abitudine e non ci scomponiamo più di tanto.

Sul pulmino diretto all’albergo siamo soltanto in cinque e quasi spontaneamente ci sorge il dubbio di aver sbagliato qualcosa: non è che ora ci ritroviamo a dormire in una bettola?
Siamo stanchi, provati dal volo ma la strada fino all’hotel è lunga…molto lunga. Circa due ore di strada tra il traffico soffocante della città, lo smog, gli strombazzamenti dei clackson, i mendicanti che attraversano le corsie incuranti…e ancora il porto, l’imbarco sul traghetto che collega con la terraferma (per andare al sud non ci sono ancora i ponti) e poi chilometri e chilometri di sterrato, polvere,  macchie di vegetazione esplosiva e piccoli villaggi sparpagliati. Ci sono galline, strane mucche gobbute (che poi scopriamo essere una razza tipica), bancarelle improvvisate. I bimbi giocano ai lati delle strade, fanno rotolare grossi pneumatici e si rincorrono…rischiamo di investire qualcuno. Ci guardiamo attorno incuriositi, un po’ spaesati…inizia addirittura a gocciolare.
Ci vorrà un po’ per ambientarci!

Il Sentido Neptune Beach Resort non si presenta assolutamente come un bettola…anzi!
Composto da una serie di bungalow a due piani, sparsi all’interno di un grande giardino tropicale, curatissimo, si trova in prima linea rispetto al mare lungo quella che viene definita come una delle spiagge più bella della costa kenyota.
Simpatiche scimmiette (piuttosto moleste, in realtà) scorrazzano libere scalando le alte palme, rapidissime, farfalle colorate svolazzano qua e là e ci sono anche alcuni micini con cui, ben presto, faremo amicizia.

Dopo la prima serata di tempo incerto, trascorriamo le nostre due settimane in Kenya sotto uno splendido sole cocente. Ogni tanto qualche temporale passeggero rinfresca l’aria, esaurendosi comunque nel giro di 15 minuti al massimo.

I caldi raggi africani ci accarezzano la pelle durante le nostre lunghe passeggiate in riva all’Oceano Indiano, la natura, qui totalmente padrona, ci dà il buongiorno ogni mattina e noi ci adattiamo sempre più ai suoi ritmi, ai suoi comandamenti, seguendo alla lettera quel “pole, pole” (“piano, piano” in swhaili) che ci viene ripetuto continuamente.

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Rimaniamo incantati di fronte allo stupefacente fenomeno delle maree, qui piuttosto evidente. Come un vero e proprio essere vivente l’Oceano muta velocemente, cambia col passare delle ore, delle giornate, seguendo i capricci della luna.
L’acqua si ritira molto durante la notte facendoci trovare, al mattino, una laguna infinita su cui è possibile camminare, coi piedi leggermente a mollo in un’ acqua limpida e turchese.

Ci imbattiamo in grandi stelle marine rosse, in conchiglie mozzafiato e in pezzetti di barriera trasportati a riva dalle onde. Ci guida un Beach Boy, un ragazzo locale che, convincendoci ad acquistare un passaggio fino al reef con la sua piccola barca (10 dollari in 2), ci accompagna per la nostra prima uscita nel mare kenyota.
Pesciolini gialli e neri mangiano briciole di pane dalle nostre mani, ci viene insegnato che i ricci femmina, con gli aculei lunghi, non si possono toccare mentre i maschi, più piccoli, possono essere tranquillamente presi tra le mani.

Verso sera poi la situazione cambia. Ci viene raccomandato di non inoltrarci troppo lontano con le nostre passeggiato o il rischio è di non potercene più tornare indietro lungo la riva: verissimo!
Il mare si fa sempre più grosso, sempre più maestoso e potente. La marea si alza e le onde si infrangono violente e spumeggianti contro gli argini di pietra al di sopra sei quali sorge il resort.
La forza con cui vi si scagliano è impressionante e, una barca sfuggita all’ancora che vi finisce contro, frantumandosi, ce lo dimostra per bene.

La mattina l’aria profuma, sa di Africa. Quell’odore che solo chi c’è stato può comprendere, solo chi l’ha vissuto può capire.
Quelle note di piccante, aspro, aromatico e pungente che ci accompagneranno durante tutta la nostra esperienza…perchè la NOSTRA Africa non si esaurisce qui, perchè il Kenya non è solo mare e spiaggia e il nostro personale viaggio ne è l’inconfutabile conferma.

To be continued…

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Federica, 30 anni, made in Friuli. Laureata in Scienze e Tecniche del Turismo Culturale. Travel addicted per nascita e travel blogger di mestiere, sono alla continua ricerca di nuove esperienze ed avventure da condividere.

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