Sedici giorni nel Paese del sombrero e della Tequila. Due intensissime settimane nella terra delle iguane, del giaguaro e, ovviamente, del sanguinario popolo dei Maya: il mio meraviglioso viaggio in Messico.
Mare turchese, sabbia come borotalco e una ricchissima barriera corallina, seconda al mondo per estensione, dopo quella Australiana, è ciò che mi accolto la mattina del mio primo giorno ad Akumal, piccolo paese di pescatori della Riviera Maya, lontano dalla confusione e dalla vita notturna di Cancun e Playa del Carmen.
Il lungo (ed estenuante) tragitto aereo di 14 ore con annesso scalo a L’Avana è caduto nel dimenticatoio in un lampo, dopo un solo sguardo verso l’orizzonte, in cui le onde si infrangono sul reef dando origine ad un vasta laguna cristallina che si estende languida fino a riva.
Il sole sorge presto a novembre, la vita comincia alle prime luci dell’alba quando i raggi fanno capolino dalla finestra della mia camera, trovando spazio tra una foglia di palma e l’altra.
Soffia un leggero venticello, farfalle azzurre svolazzano qua e là e un pensiero va alla nebbia e al gelo polare che, il giorno precedente, mi sono lasciata alla spalle al momento dell’imbarco a Milano.
Il clima messicano, in questa stagione, è piuttosto bizzarro; nel giro di 15 minuti, senza alcun preavviso, il cielo è in grado di dipingersi di nero e rovesciare a terra un’impressionante quantità di goccioloni d’acqua per poi, con la stessa velocità, rasserenarsi totalmente lasciando spazio ad un sole cocente.
Un terno all’Otto, quindi, al momento di prenotare gite ed escursioni ma una rinfrescante circostanza nelle giornate di relax in spiaggia.
Anche le temperature sono decisamente piacevoli: caldo ventilato di giorno e fresco la sera, l’ideale per poter riposare bene senza l’ausilio dei condizionatori.
Nonostante ormai mi sia chiaro che il Messico non è di certo un paese di sole spiagge, viste le meraviglie storiche e culturali che ho avuto modo di ammirare durante la mia vacanza, non posso certo astenermi dall’elogiarle in quanto amante, non solo della tintarella, ma anche dello snorkeling e delle passeggiate al calar del sole.
La sabbia è bianca è piuttosto fine anche se, nelle aree particolarmente scogliose, è possibile rinvenire pezzetti di corallo e conchiglie, spesso in pessime condizioni vista la violenze con cui le onde giungono a riva, là dove il reef non è abbastanza presente da alleviarne la forza.
A costeggiare la spiaggia ci sono poi lunghe file di palme da cocco, alcune alte e svettanti, altre più piccole e altre ancora addirittura piegate quasi orizzontalmente, forse a causa di qualche folata di vento.
Il mare di Akumal è limpido e di un azzurro intenso, puntellato da macchie di tonalità più scura che riflettono la presenza di abbondante fauna e flora sottomarina. I fondali sono infatti riccamente popolati e colorati: coralli, spugne, pesci variopinti e, sopratutto, tartarughe, la principale attrazione della zona.
E’ stato facile anche per noi, nuotatori non certo professionisti, incontrarle; è sufficiente infatti indossare maschera e boccagli e allontanarsi una trentina di metri dalla riva per trovarle; se ne stanno placide nella zona che precede le formazioni coralline, mangiucchiano alghe e, periodicamente, salgono in superficie per respirare, emergendo solamente con parte della testa.
Toccarle è ovviamente vietato, ma già nuotarci intorno, ammirandole così da vicino, è davvero una grande emozione.
Il Messico è un Paese gigantesco (basti pensare che uno soltanto uno dei suoi 32 stati ha le dimensioni dell’Italia intera) e ciò fa sì che per spostarsi verso le attrazioni turistiche sia necessario trascorrere molto tempo in auto o in pullman ma, a posteriori, posso affermare che ne vale decisamente la pena.
La viabilità è ottima, le strada sono ampie (solitamente ci sono due corsie per ogni senso di marcia) e ben curate; sono inoltre prevalentemente scorrevoli e senza svolte e ciò rende necessari i frequentissimi moderatori della velocità che fanno sobbalzare un po’ durante il viaggio.
Akumal è poi particolarmente distante dalle più note Cancun e Playa del Carmen e ciò, se da un lato è decisamente positivo per quanto riguarda l’ambiente naturale e la tranquillità, dall’altro, per escursioni in barca o nel caso si desideri fare un po’ di shopping, costringe a sorbirsi due ore abbondanti di “colectivo“, il tipico mezzo pubblico della Riviera Maya che, per pochi pesos, dà la possibilità di raggiungere i centri di interesse.
Gli abitanti del Messico sono prevalentemente meticci, di solito di origine spagnola (ma non solo), tuttavia esistono ancora gruppo di Maya veri e propri, riconoscibili a colpo d’occhio. Sono infatti di bassa statura, di corporatura robusta e con un collo molto corto. Hanno capelli scuri, occhi a mandorla e lineamenti orientaleggianti. Parlano addirittura una lingua totalmente diverse dallo spagnolo, il Maya appunto, e spesso vivono in villaggi ancora del tutto rurali.
Allevano cervi, piccoli cinghiali, e roditori autoctoni; dormono su amache (singole o matrimoniali), in casette di pietra e foglie di palma. I loro pavimenti sono di terra battuta, con pochi cavi elettrici si garantiscono l’illuminazione, mentre televisori, computer e qualsiasi altro apparecchio elettronico è del tutto inesistente.
Guadagnano tramite la vendita di souvenir o offrendo bottiglie d’acqua fresca ai turisti in escursione.
Il resto della popolazione, ad eccezione ovviamente del personale alberghiero, sorridente per mestiere, non è poi così accogliente o per lo meno non tanto quanto la gente dei paesi Africani o di altre zone dei Caraibi come la Repubblica Dominicana in cui ho avuto modo di viaggiare. Molto meno sorridenti e festosi, appaiono un po’ più “freddi” nei confronti del turista; questo non implica assolutamente scortesia o maleducazione da parte loro, semplicemente ci si sente un po’ più ignorati o considerati solo nel caso in cui ci si dimostri disponibili a spendere dei soldi.
Tuttavia, come già detto, il Messico non è solo Caraibi e relax all’ombra delle palme…Chichen Itza vi dice niente?!
To be continued…
Discussion13 commenti
Sono già trascorsi 9 anni, ma il Messico è sempre nel mio cuore! E’ stato bello riviverlo in parte in questo tuo post! Per me questo è “IL” viaggio!
Bellissimo reportage! Aspetto il seguito!
Il passaporto ce l’ho praticamente sempre sotto il cuscino, quindi sono pronta per partire! Mi hai davvero fatto venire una voglia immensa! Sappi che in questo momento ti invidio tantissimo! Un abbraccio!
Un posto davvero splendido
noooo, adesso voglio partire anch’io … bellissimo reportage, aspetto impaziente il seguito!
meravigliaaa ! il messico sempre nel mio cuore!
Spettacolo !
Ci sono stato qualche anno fa e mi è rimasto nel cuore…
L’ha ribloggato su Video Ricette di Cucina e Arte Bianca.
se vinco un terno al Lotto sarà il primo biglietto che comprerò; questa prima parte di reportage sul Messico già invita ad andarci.
Ciao Federica,
complimenti bell’articolo ed anche le foto molto carine. Riguardo ai Messicani ti assicuro che non sono freddini; ho avuto modo di frequentarli molto sia in Messico che a Roma dove ne conosco un po’ e sono assolutamente festosi e cordiali. L’unica cosa che ho notato e’ che non gli piace essere fotografati forse per questo sono stati un po’ freddini.
Presto scrivero’ un articolo sui miei viaggi in Messico e Guatemala.
A presto
Riccardo
bellissimo articolo :):) !! posso chiederti come ti sei organizzata per andare in messico e se hai speso tanto?? 🙂
bello! io ci torno a marzo!
Non ci crederai ma io ho fatto la guida di Ek Balam e Rio Lagartos, e di tutti gli altri siti archeologici, quando vivevo in Messico prima del 2009 ,Veramente bei ricordi, ora sono tornato in Italia purtroppo.
Stefano