Emozioni a caldo su Phuket tra stereotipi e sorprese

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Ho trascorso a Phuket 5 notti, soltanto pochi giorni, quello che mi è bastato per realizzarne un collage; pezzetto per pezzetto ho assemblato il mio mosaico, una panoramica sulla base di ciò che sapevo, avevo letto e ho poi effettivamente vissuto.
Quello che ho capito è che Phuket NON È soltanto un’isola ma UNO STILE DI VITA.

Emozioni a caldo su Phuket tra stereoipi e sorprese

Una vita che inizia al mattino presto, quando le prime impronte dei cacciatori di abbronzatura cominciano a comparire sul litorale intonso, modellato e levigato dalle onde durante la notte.
È la vita che sa di salmastro, dell’aria calda e umida sul viso e tra i capelli. La stessa che a mezzogiorno quasi smette di spirare, lasciando spazio a raggi cocenti che arrossano la pelle.
Phuket è la dolcezza della frutta esotica, il ronzio dei motorini per le strade, le onde del mare e i pettorali scolpiti dei surfisti.
Ha le bollicine di una birra Chang al tramonto e brilla delle insegne luminose dei locali che affollano le vie della movida notturna.

Koh Phuket è il simbolo del turismo di massa, con Kata Beach, Karon e Patong ma è anche l’autenticità della Old Town, fra le bancarelle strabordanti di cibo fritto e i templi buddhisti avvolti dall’incenso.
È gli edifici arcobaleno, eredità di un passato coloniale ma anche i bar con le insegne “free Wi-Fi”, direttamente dal mondo 2.0.

Phuket è i murales che non ti aspetti, espressione di arte pura e originale ed i Rolex finti esposti in bella mostra, alla faccia della finanza e del copyright.
È centinaia di bath che valgono pochi euro ed i 7Eleven dove tutto costa ancora meno.
Un’isola che molti nemmeno sanno essere un’isola.
Con il suo aeroporto, i taxi e le linee dei bus che, per quanto sgangherati, cascasse il mondo sono cosí puntuali che nemmeno in Svizzera.
Phuket che si trasforma ogni cento metri, che svolti una curva e cambia tutto.
Incredibilmente verde da un lato e blu cobalto dall’altro, che attraversi una strada e ti trovi in mezzo al nulla, con le galline che razzolano nei giardini e i cavi elettrici svolazzanti.
C’è chi la ama e chi la odia.
Chi non la considera nemmeno degna di chiamarsi Thailandia e chi come me, senza nè pretese nè aspettative se l’è vissuta cosí, semplicemente come Phuket.

Federica, 30 anni, made in Friuli. Laureata in Scienze e Tecniche del Turismo Culturale. Travel addicted per nascita e travel blogger di mestiere, sono alla continua ricerca di nuove esperienze ed avventure da condividere.

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