Dopo una notte di diluvio universale – una sciagura per noi ma una manna dal cielo per i singalesi, grandi coltivatori di riso – ci svegliamo la mattina presto con qualche raggio di sole. La giornata promette bene.
Prima meta Anuradhapura, cittadina a est di Habarana nonchè luogo sacro di pellegrinaggio per i buddisti dello Sri Lanka.
Lungo il tragitto le tracce della pioggia caduta sono ben visibili, le risaie iniziano a riempirsi d’acqua e i prati, come ci fa notare la guida, entusiasta, si stanno tingendo finalmente di verde. Sì perchè qui, in Sri Lanka, il sole non è poi così amato e questi monsoni che, a detta di Salad, quest’anno stentano ad arrivare, sono attesi a braccia aperte da tutti quanti. Il governo, ci dice, ha addirittura dovuto distribuire bottiglie d’acqua alla popolazione e ciò non può che farci riflettere sull’importanza vitale dell’acqua, concetto che, dopo la piovosissima estate italiana, avevamo decisamente annebbiato.
Il lungo viaggio e l’euforia ci hanno fatto perdere un po’ la cognizione del tempo ma, una volta arrivati allo Sri Maha Bodhi, il sacro albero discendente, secondo la leggende, dallo stesso fico sotto il quale il Buddha raggiunse l’illuminazione, ogni dubbio svanisce: è sabato, giorno di festa e di preghiera, rigorosamente in bianco in segno di rispetto.
Donne, uomini, anziani e bambini nelle loro vesti candide passeggiano, pregano, intonano cantilene, tutto in piena libertà così come la loro religione insegna.
Accanto all’entrata, dove anche noi siamo costretti a toglierci le scarpe, un odore intenso di incenso ci avvolge; decine e decine di bastoncini profumati bruciano e il fumo bianco copre ogni cosa, specialmente il sentore acre dei ceri, accesi dai fedeli in onore della divinità.
Oltre i cancelli troviamo altari colmi di fiori coloratissimi, doni semplici, di incredibile bellezza, e ancora bandiere, pezze bianche con su scritte preghiere e singolari drappi annodati che, all’interno, celato una monetina, un’offerta al dio in cambio di un desiderio…non si sa mai che si avveri!
Poco distante ecco l’abbagliante Ruvanvalisaya ,meglio noto come il Grande Stupa che, in tutta la sua imponenza, padroneggia l’intero sito. Entriamo accompagnati dal solito stuolo di candidi pellegrini che quasi sembrano seguirci, pare impossibile ce ne siano davvero così tanti!
Chini in gruppo, riuniti in famiglie oppure solitari pregano, meditano, riflettono; noi gironzoliamo, guardandoci attorno,un po’ in soggezione, data la sacralità del luogo, un po’ in ammirazione di fronte ad una così gran fede e devozione.
La gigantesca cupola, recentemente ridipinta di bianco, scintilla al sole custodendo al suo interno, almeno così pare, varie reliquie del Buddha.
Dopo pranzo raggiungiamo Mihintale, 12 km da Anuradhapura, celebre per essere la prima località ad aver accolto il Buddhismo qui in Sri Lanka.
Sotto il cocente sole pomeridiano (sì, alla fine è arrivato!), salendo tanti – troppi – scalini, raggiungiamo la cima del santuario, meta continua di pellegrini e fedeli.
Lo spettacolo che vi troviamo è davvero incredibile!
All’interno di una fitta foresta di palme e frangipani sorge infatti la gigantesca Aradhana Gala, alta e imponente, in attesa di essere scalata.
Scalzi, con le piante dei piedi in fiamme e nonostante il caldo asfissiante, ci trasciniamo, gradino dopo gradino, sempre più su; la pietra è scivolosa, la scalinata bollente e irregolarissima ma, una volta in cima, veniamo pienamente ripagati di tutte quelle fatiche…che panorama ragazzi!
A sinistra natura incontaminate, un mare vermiglio in cui la jungla, inesorabile, avanza a perdita d’occhio dissolvendosi, infine, all’orizzonte.
A destra, in alto (molto in alto), eccolo là, in tutto il suo splendore, il Buddha, candido, placidamente seduto sulla roccia che, con una mano alzata, pare quasi ammonirci.
Un panorama mozzafiato, un quadretto surreale che, dopo un solo sguardo, s’è guadagnato un indelebile spazio nei nostri ricordi e, ovviamente, nel nostro cuore di viaggiatori.
Discussion2 commenti
Spettacolo !
<3 <3 <3 <3 WOWWWWW